La mente può influire sulla materia?

La mente può influire sulla materia?

Da secoli, i filosofi e gli scienziati hanno cercato di comprendere la natura della mente umana e il suo rapporto con la realtà. In questo articolo, esamineremo alcune teorie e ricerche che suggeriscono che la nostra mente ha il potere di influire sulla materia e sul nostro ambiente fisico. Scopriremo anche come la pratica della meditazione e della visualizzazione può essere utilizzata per aumentare la nostra consapevolezza e la nostra capacità di influire sulla realtà che ci circonda.

L’azione della mente sulla materia

I primi resoconti di un’azione mentale sulla materia si presentarono nelle sedute medianiche già nell’800, tanto che gli scienziati che facevano parte della SPR (Society for Psychic Research) se ne occuparono partecipando e organizzando sedute medianiche, scoprendo talvolta trucchi e talaltra restando convinti di una forza superiore, umana o extra-terrena.

Nel secolo scorso si sono avute molte possibilità di approfondire il fenomeno della eventuale azione della mente sulla materia, sia a livello di eventi eclatanti con personaggi singolari, sia nelle ricerche scientifiche in laboratorio. L’ambiguità è rimasta costante nel tempo e la presenza di scettici e favorevoli si ripete storicamente, tuttavia va detto che è mancata una vera ricerca scientifica a largo raggio con sistemi inoppugnabili.
Si sa invece che tanto gli USA (la CIA) e l’ex URSS (il KGB) avevano approfondito le possibilità mentali ingaggiando sensitivi e sperimentandoli, ma mai si è saputo con esattezza quali erano stati i risultati prodotti. Nonostante la resistenza, certamente legittima, di molti scienziati, occorre dire che nei diversi tempi si sono avuti anche tanti sostenitori della psicocinesi e non solo fra i cultori del paranormale o dello spiritismo.

Nel libro finalmente tradotto in italiano di Louisa Rhine, La Psicocinesi (Golem ed.), si scopre una messe notevole di prove scientifiche favorevoli alla presenza della PK (Psicocinesi), con modalità piuttosto simili agli esperimenti condotti in precedenza da Joseph Banks Rhine sull’ESP (Percezione Extra Sensoriale, nome coniato da lui stesso). I Rhine si occuparono di Parapsicologia alla Duke University e realizzarono molti esperimenti, interpretando i risultati ottenuti come prove statistiche della presenza di un fattore attribuibile a capacità umana e superiore al caso. Vale a dire che in numerose prove le persone sperimentate ottenevano risultati superiori a quanto ci si potesse aspettare dall’effetto del caso.
In un primo momento questo approccio sancì, nonostante le opinioni contrarie, la realtà dell’ESP e in un secondo momento anche della Psicocinesi. Il dibattito è aperto da più di settant’anni anni e l’unica vera obiezione è che è difficile attribuire alla facoltà ESP un evento sì straordinario, tuttavia senza spiegare come questa operi, in sostanza senza osservarne direttamente l’azione. Ciò vale anche per la Psicocinesi, anzi, sicuramente di più.

Il fenomeno Geller

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Una delle prime foto del sensitivo israeliano Uri Geller, studiato alla Stanford University, che si dice abbia collaborato a lungo con i servizi segreti.

Il grande pubblico, per la verità, più che dall’aspetto scientifico è attratto dalla realtà visibile di un fenomeno apparentemente impossibile. Ricordiamo, ad esempio, il fenomeno Geller: questo famoso sensitivo era capace di piegare i metalli e per un certo periodo furoreggiò anche in Italia.

Ho avuto occasione di vederlo all’opera e ai miei occhi è apparso reale ciò che faceva, anche se gli studiosi Bersani e Martelli lo scoprirono mentre preparando una trasmissione utilizzò un trucco.
Eppure lo stesso professor Piero Cassoli (Presidente del Centro Studi Parapsicologici di Bologna e membro della Parapsichological Association) si vide piegare una chiave tenuta nel suo mazzo semplicemente strofinandola, mentre io vidi rovesciare un orologio e rigirarlo con le lancette spostate (alla sera poi ritornarono da sole alla posizione originaria).
Ecco un’altra testimonianza, quella di Manuela Pompas, allora redattrice di Gioia: “Ero alla sua conferenza stampa, con pochi altri giornalisti, la prima volta che è venuto in Italia”, racconta. “Lo ricordo molto bene. Lui mi fece mettere sul tavolo il mio orologio e senza toccarlo, passando la mano sopra a venti centimetri, spostò le lancette di due ore.

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Una curiosa immagine di Uri Geller seduto su un’auto ricoperta dai cucchiai da lui piegati, che si trova al Beaulieu National Museum in Inghilterra.

Quindi mi chiese di mettere sul tavolo il mio braccialetto d’oro, quelli che avevano una piastrina per il nome: fissandolo (senza mai prenderlo in mano) lo piegò di 90°. La stranissima sensazione che mi comunicava era che fosse una secie di robot telecomandato, senza emozioni.

Nel mio primo caso non poteva esserci un trucco, perché non aveva neppure sfiorato gli oggetti. Io stessa ripetei l’esperimento, usando l’ipnosi. Dopo aver consegnato dei cucchiaini da caffè ad alcune persone che facevano parte di un gruppo di ricerca, le misi in stato di rilassamento, dando l’induzione che il metallo diventava morbido come burro fino a piegarsi. Ebbene, tre soggetti su dieci si ritrovarono in mano un cucchiaino piegato”.
Al di là delle critiche Uri Geller ha vissuto da miliardario indicando giacimenti petroliferi e falde acquee, per cui se davanti al pubblico o in teatro si aiutava con trucchi e prestidigitazione, forse qualche qualità doveva pur averla. “Lui stesso”, aggiunge Pompas “mi disse che quando faceva spettacoli preparava i trucchi come un prestigiatore, supportato da una “spalla”, perché non poteva deludere il pubblico accorso a vederlo”.

Il fenomeno dei mini-Geller

La cosa più interessante è che la suggestione televisiva aveva provocato, almeno apparentemente, un innesco in diversi spettatori in sala o a casa. Ciò spinse il nostro gruppo di ricerca all’AISM (Associazione Italiana Scientifica di Metapsichica) a provare a ripetere il fenomeno. La nostra sensitiva numero uno era Venia e a lei chiedemmo di provare a piegare come faceva (apparentemente) Geller, con la forza della mente. Suggerimmo alcune immagini mentali che sortirono l’effetto desiderato e per una decina d’anni assistemmo a piegature varie su coltelli, cucchiai, forchette, una volta addirittura un cavatappi.

In ogni esperimento, in cui c’erano  sempre dei testimoni,  osservavamo i gesti standard utilizzati da Venia: il dito indice che strofinava la superficie metallica finché la sentiva ammorbidire e si piegava. Una volta la sfidai a effettuare una telecinesi, cioè uno spostamento a distanza su un cucchiaio d’argento alla mensa dell’Università di Camerino, con una trentina di osservatori, tra cui i camerieri. Lei si concentrò con una mano a circa trenta centimetri di distanza dal cucchiaio e dopo poco, sotto gli occhi di tutti, con nostra grande sorpresa, il cucchiaio si piegò verso l’alto a U. Subito disse: «Giorgio, non ci sono riuscita, dicevo “alzati, alzati”, per poi spostarlo». Si può immaginare come rimanemmo osservando una prova inequivocabile e così probante, visto che si era realizzata sul comando e non sull’intenzione.
I fenomeni spontanei superano di gran lunga le sperimentazioni scientifiche, che nel tempo si sono modificate grazie anche all’evoluzione tecnologica. In Russia, ad esempio, Nina Kulagina riusciva sistematicamente a muovere oggetti, sebbene tali esperimenti dovettero subire le critiche di chi sosteneva che erano frutto di trucchi. In Inghilterra Mattew Manning ha ripetuto le piegature di metalli di Uri Geller in condizioni più controllate.

In Italia, alcuni mini-Geller, i ragazzi che avevano la capacità di piegare i metalli sull’esempio del sensitivo israeliano, furono studiati da Bersani e Martelli, che provarono anche a mettere una barretta di metallo in una scatoletta di plexiglas sigillata, contenente due contenitori di polvere impalpabile per garantire che non venisse manomessa e trovarono la barretta piegata. Le loro sperimentazioni non vennero pubblicate perché troppo tecniche per gli editori italiani (sic!).
La mente può influire sulla materia?Tra i mini-Geller capitò anche a me di incontrarne qualcuno e scoprii una cosa singolare: secondo il racconto dei genitori i bambini piegavano sotto i loro occhi chiavi o posate (apparentemente senza trucco), tuttavia quando il fenomeno decresceva riuscivano a riprodurre la piegatura o il movimento con trucchi, forse per convincere che l’avevano fatto davvero in seguito alla suggestione televisiva. La piegatura paranormale di metalli particolarmente interessante perché è frutto (se autentica) di una volontà espressa, mentre ad esempio nel caso dei cosiddetti “poltergeist” di cui abbiamo già parlato, l’azione sulla materia è inconscia.
Ritornando ai laboratori, occorre dire che Rhine lavorò proprio su questo aspetto: infatti effettuò con le cadute di dati molti esperimenti ottenendo appunto statistiche significativamente superiori al caso, ma soprattutto scoprì l’effetto declino: i soggetti sperimentati tendevano sistematicamente a dare migliori risultati, molto superiori alla casualità nella prima fase ed anche nell’ultima, mentre nella parte mediana i risultati tendevano costantemente a ridursi. L’effetto riscontrato in quasi tutte le sperimentazioni, anche da altri autori, è stato indicato come la prova più evidente dell’effetto PK, che opererebbe quando la persona è stimolata e motivata, mentre allenterebbe la sua presenza quando annoiata o stanca.

La psicocinesi sul gioco d’azzardo

Alcuni risultati con i dadi (cercare di influenzare l’uscita di una faccia più di quanto previsto dal caso) sono talmente elevati che bisogna per forza supporre la presenza di una volontà che impedisce al caso di realizzarsi e ciò è accaduto per un numero di prove molto elevato e comunque con resoconti che possono essere discussi da qualsiasi ricercatore. L’esperimento si svolgeva sia con lancio manuale di dadi (uno, due, quattro, sei, dodici… novantasei) sia con tecniche meccaniche per escludere ogni possibile azione diretta e per calcolare anche il bilanciamento dei dadi stessi.
Negli anni più recenti si è utilizzato maggiormente un generatore di segnali casuali, sempre con l’intento da parte dello sperimentato di influenzarne l’andamento. Alcune tecniche si sono orientate a visualizzare immagini per favorire un rapporto più diretto tra sperimentato e sistema da influenzare, perché si è ormai certi che vari aspetti emozionali possono condizionare l’estrinsecazione della capacità Pk. Il prof. Giuditta ha elaborato in tempi recentissimi un sistema di dischi pendoli che un soggetto sensitivo può influenzare a girare in un verso o nell’altro.
L’AISM sta mettendo a punto un protocollo per accertare, anche sul piano della PK, l’Intelligenza Paranormale (definita da me Q.P. Quoziente Paranormale), probabilmente presente in tutti gli esseri umani, come sembra dimostrato dalla suggestione che ha provocato in diversi casi (vedi i minigeller studiati da Bersani e Martelli) una piegatura spontanea paranormale di oggetti metallici..
La ricerca continua.

Fonte: karmanews.it | Link


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