Il senso biologico della colonna vertebrale

Il senso biologico della colonna vertebrale

Il nostro corpo ci parla in ogni momento. Sta a noi saperlo ascoltare.

Premessa: l’eziologia delle cosiddette malattie, ovvero la causa delle reazioni di fisiologia speciale dell’organismo, è l’argomento che a un primo approccio richiama maggiormente l’attenzione sulle 5LB.
Oltre alle cause, però, è necessario osservare ciò con cui è molto importante, anzi fondamentale, avere dimestichezza, sia in termini di comprensione teorica, ma soprattutto in termini di valutazione dell’urgenza: la funzione dei tessuti coinvolti e la posizione dell’organismo all’interno del processo.
Queste informazioni non dimostrano nulla, ma forniscono strumenti precisi per permettere di essere verificate di persona.
Per i principianti sarà necessario leggere almeno le 5 Leggi Biologiche.

Il senso biologico della colonna vertebrale

Il mal di schiena, la sciatica, l’ernia discale, la scoliosi, come tutte le condizioni che interessano i tessuti muscolari, cartilaginei e ossei, sono dirette dall’innervazione del midollo cerebrale (o sostanza bianca), e questi tessuti vengono quindi annoverati sotto lo schema embrionale del mesoderma recente.

Muscoli, cartilagini e ossa in Fase Attiva fanno necrosi e/o atrofia (senza sintomi), mentre in PCL gonfiano con edemi di riparazione (con sintomi e dolori) e proliferazione cellulare (con eccedenza).

La colonna vertebrale attraversa tutto il busto con funzione di sostegno, ma in base al movimento a cui è preposto, ogni gruppo di vertebre si attiva per affrontare gli ostacoli inaspettati della vita.

Ecco allora che, come per le cervicalila percezione biologica che attiva la reazione fisiologica è “non sentirsi all’altezza“.
Il dolore e i sintomi in quell’area si presentano quindi 1 o massimo 2 ore dopo la precisa percezione di “finalmente ce l’ho fatta, sono stato all’altezza” in un atto materiale, concreto.
Nel caso di sintomi cronici ci si trova, come sempre, in un loop di recidive che mantengono la condizione per lunghi periodi.

Il senso biologico della colonna vertebrale

L’area della vertebra D1, con muscoli e cartilagini attigui, entra in Fase Attiva per un sentito di “dover abbassare la testa”.
I dolori compaiono quindi dopo “essere riusciti a rialzare la testa”.

L’area delle vertebre D2 e D3 si attiva per il “non riuscire a portare un peso sulla groppa”: sono le vertebre su cui poggia il giogo.
I sintomi si manifestano dunque in seguito a “sono riuscito a liberarmi di questo peso da portare”, ovvero ci si è liberati con un atto concreto anche apparentemente piccolo, così i tessuti che erano sotto stress possono iniziare a ripararsi.

L’area delle vertebre dalla D4 alla D8 si attiva con una percezione di “mi sento chiuso dentro”, senza libertà per la mia esistenza (stesso sentito cui fa riferimento frontalmente lo sterno).
Un improvviso dolore in quella zona è una soluzione (1-2 ore prima) di “ho ripreso il mio diritto di esistere”.
Sintomi cronici o condizioni molto accentuate sono, lo ricordo, situazioni che perdurano in routine continue in cui si è in qualche modo incastrati.

L’area delle vertebre dalla D10 alla L2 corrisponde alla “groppa”, e la reazione in Fase Attiva avviene quando “qualcuno mi salta in groppa, mi sottomette”.
I sintomi compaiono proprio nel momento in cui “non riuscivo a sgropparmi di dosso quella persona, adesso ce l’ho fatta”.

L’area delle vertebre dalla L3 alla L5 fino al Sacro risponde al non sentirsi valido come interlocutore, non ascoltato. Una percezione che si inserisce nel ruolo che una persona ha all’interno della società (lavoro, famiglia): sono le vertebre che permettono alla bestia di ergersi sulle sue zampe posteriori, ergersi di fronte al branco.
Mentre la L3/L4 riguarda una svalutazione più prettamente nel ruolo sessuale “non sentirsi validi come partner” (o chi è vissuto come tale), la L5/S1 riguarda un “non sentirsi valido come interlocutore”, “non avere voce in capitolo”, per esempio: “non mi ascolta mai, la mia parola non conta niente”.
Un mal di schiena lombare improvviso appare dunque quando “finalmente ho avuto voce in capitolo, sono stato ascoltato”.

L’area del coccige ha a che fare con un sentirsi sottomesso, “non essere riuscito a evitare di prenderla in quel posto”.

La cosiddetta “sciatica” è dovuta nella maggioranza dei casi (analogamente al comune mal di testa), alla compressione dei nervi sciatici da parte degli edemi di riparazione (PCL) dei tessuti nell’area lombo-sacrale. Compressione che produce il dolore percepito lungo la gamba, spesso non statico ma come punti dolorosi che si spostano, in base al modo in cui il nervo viene compresso.
Se invece il dolore viene percepito su tutta la lunghezza del nervo, è probabile che si tratti di nevralgia, ovvero infiammazione ectodermica del nervo stesso che si manifesta in soluzione PCL di conflitti di separazione.
La comune ernia al disco a livello L5/S1, spesso accompagnata da compressioni al nervo sciatico, è quindi il risultato di lunghi periodi di recidive, situazioni-gabbia all’interno del proprio ambiente (lavoro, famiglia…) in cui ci si sente di “non essere un valido interlocutore, non essere ascoltato, non avere voce in capitolo”.

Come tutti i programmi biologici del neo-encefalo, anche i sintomi della colonna vertebrale seguono le leggi di lateralità, per rapporto a mamma o papà.

La scoliosi (come tutti gli altri spostamenti della spina dorsale) è quindi il risultato di un lungo permanere dell’organismo, durante lo sviluppo, in una posizione in cui le vertebre, le cartilagini o i muscoli necessitano di mantenersi in Fase Attiva con necrosi e atrofia, in modo più o meno accentuato, in base alle percezioni biologiche che abbiamo elencato sopra.
Siccome il processo avviene, secondo lateralità, su un lato più che sull’altro, muscoli e vertebre si sviluppano in modo diverso creando la curva scoliotica.
Di solito la curva ad S denuncia una conflittualità in una area nello scheletro e la curva successiva è la conseguenza compensatoria della prima.

Per quanto riguarda il dolore, questo come sempre è dovuto:
– rispetto alle ossa, allo stiramento del periostio innervato dalla corteccia cerebrale
– oppure allo schiacciamento meccanico dei nervi per i gonfiori
– nei musscoli per diretta conseguenza della trazione degli edemi nei tessuti.
Questo almeno all’inizio, e in una curva bifasica teorica.

Il problema dei tessuti neo-mesodermici è che, successivamente, il conflitto può diventare locale, ovvero è il dolore stesso a creare attenzione e svalutazione, producendo recidive nella zona e spesso prolungando la convalescenza.
Inoltre, nel caso per esempio del dolore lombare, facilmente non sarò disponibile a fare l’amore o, essendo occupato a far fronte alla mia situazione, potrei essere meno disponibile agli altri e potrei sentirmi meno abile come interlocutore, sommando quindi recidive alla iniziale percezione di svalutazione.
Da non dimenticare poi il contributo che può portare il “conflitto del profugo” che, aumentando il volume degli edemi nel corpo, aumenta a dismisura anche i dolori.

Il sovrappeso, spesso tirato in causa in questo contesto, non ha influenza, ovvero se il tessuto non è all’interno di un processo di fisiologia speciale, non ha motivo nè di cedere, nè di dare dolore.
Ma se il tessuto è in Fase Attiva o in PCL, qualsiasi attività che non sia la convalescenza, come fare attività fisica oltre un certo limite, può prolungare nel tempo la sintomatologia se non peggiorarla: allora in questo senso un peso corporeo superiore potrebbe mettere in maggiore difficoltà i tessuti coinvolti nel processo.
Queste però sono solo considerazioni che perdono valore nel momento in cui non siano riferite a casi reali e concreti, perché parlare dell’individuo nella sua unicità è il solo modo valido per procedere con la cognizione delle leggi biologiche.

Per applicare queste conoscenze nel concreto è categorica la precisione, così è importante non farsi autodiagnosi e non modificare alcun trattamento medico ma, nei limiti di queste informazioni che non pretendono di essere complete, osservare i processi così come sono con soli fini didattici
Le Leggi Biologiche non sono una terapia ma una precisa mappa di lettura che può essere consultata in qualsiasi ambito disciplinare e terapeutico.

Fonte: magazine.5lb.eu | Link

MATERIALE PER APPROFONDIMENTI:

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