Può la Mente renderci schiavi delle nostre paure? Può eccome. Vi consiglio di leggere questa breve storia zen.
Buona lettura.
Laura Callegaro | crescitaspirituale.it
La manciata di fagioli
Prima di morire, una giovane moglie strappa al marito la promessa solenne di non avere relazioni con altre donne dopo la sua morte. “Se tu non mantieni la promessa, il mio spirito ritornerà e non ti darà pace.”
Per un po’ l’uomo le si mantiene fedele, ma dopo alcuni mesi conosce un’altra donna e se ne innamora. Poco dopo comincia a presentarglisi ogni notte un fantasma, che lo accusa di aver mancato alla parola data. Che si tratti di un fantasma è per l’uomo fuori discussione, perché esso si dimostra informato non solo su ciò che avviene quotidianamente tra lui e la nuova donna, bensì anche riguardo a pensieri segreti, speranze e sentimenti.
Quando la situazione gli diventa insopportabile, l’uomo si rivolge a un maestro zen e gli chiede un consiglio. “La sua prima moglie è diventata un fantasma ed è a conoscenza di tutto ciò che lei fa,” gli spiegò il maestro. “Qualunque cosa lei faccia o dica, ogni suo gesto nei confronti della donna che ama, il fantasma lo sa. Deve essere perciò uno spirito sapientissimo e lei dovrebbe in realtà esserne meravigliato. La prossima volta che appare, faccia un patto con lui: gli dica che è molto bene informato e che non si può nascondergli nulla, ma che lei romperà il suo fidanzamento e non si risposerà solo se risponderà a una domanda.” “Che domanda devo porgli?” chiese l’uomo. Il maestro rispose: “Prenda una bella manciata di fagioli e gli chieda se saprebbe dirne il numero esatto. Se non saprà rispondere, lei avrà la certezza che si tratta di un parto della sua fantasia e non sarà più disturbato.”
Quando la notte successiva il fantasma della moglie si ripresentò, egli lo lusingò facendo le lodi della sua sapienza. “Infatti,” rispose il fantasma, “so anche che oggi sei andato da un maestro zen.” “E allora, visto che sai tante cose,” ribattè l’uomo, “dimmi quanti fagioli ho in mano.” In quello stesso istante non ci fu più alcun fantasma a rispondere a questa domanda.
Tratto da “Istruzioni per rendersi infelici“, Paul Watzlawick