Il collasso d’onda e il potere delle credenze

Il collasso d’onda e il potere delle credenze

Chi è stato testimone di certi episodi paranormali non solo sono possibili, ma si possono considerare statisticamente significativi a fronte della mole di documentazione scientifica che li riporta.
L’effetto osservatore sembra essere il comune denominatore di queste manifestazioni ed esso è correlato a ciò che in fisica chiamata indeterminazione quantistica. Questo fenomeno è causato dalla volontà dell’osservatore e dalle sue onde cerebrali che perturbano l’onda pilota preesistente della realtà modellandone i potenziali. Più saranno coerenti e sincronizzate le onde cerebrali, maggiore sarà il livello di consapevolezza dell’osservatore e, di conseguenza, maggiore sarà il grado d’influenza che potrà esercitare nella figura d’onda dell’ambiente.
La nostra osservazione non influenza solo le particelle e gli atomi, come appurato dalle ricerche di laboratorio, bensì ogni aspetto della nostra macro-realtà. Questo perché la differenza tra l’influenzare una minuscola particella nell’esperimento della doppia fenditura o un evento nel generatore di eventi casuali e il modificare eventi nella nostra vita reale, sta solo nella diversa quantità di onde-particelle che riusciamo a pilotare in uno specifico collasso d’onda attraverso la nostra osservazione. L’atto di osservare diventa perciò la somma opera creativa, poiché l’arte si basa proprio sull’osservare con l’occhio della mente un risultato potenziale.
La nostra vita perciò diventa il biglietto da visita della nostra mente e del nostro personale effetto osservatore. Non si tratta più di scrivere un romanzo su carta, ma di scriverlo nella nostra realtà in base alle nostre scelte che collassano eventi sincronici alle onde cerebrali che immettiamo nell’ambiente. Noi, oltre a essere il soggetto vivente del nostro stesso romanzo, dipingiamo il mondo con le nostre osservazioni. Quanto è bello dunque il nostro mondo? Lo dipingeremo con la vivacità di un Dalì, con pennellate mistiche alla Blake o con il grigio spento dello schermo televisivo dei media?

Una volta compreso questo, è utile capire quanto il manifestarsi di una specifica realtà sia dovuta alle nostre scelte che sono il prodotto del nostro software mentale e, con questo termine, ci stiamo riferendo alle nostre credenze personali. I modelli neurali con cui pensiamo – con cui decidiamo ciò che è possibile da ciò che non lo è – influenzano le nostre scelte, portandoci a esperire una realtà strutturata su tali assiomi molto soggettivi e basati su ciò che reputiamo sia la realtà e non su quello che essa è effettivamente.
La scienza meccanicistica ha dovuto immergersi nelle acque profonde del mondo subatomico e fare un bagno d’umiltà con l’avvento della meccanica quantistica. Infatti, la scoperta che le leggi della fisica classica sono in realtà molto diverse dalle leggi del mondo quantico, ha portato molti scienziati a considerare le scienze basate sul modello meccanicistico come incomplete e per questo è stato inserito un nuovo parametro, l’osservatore, al fine di spiegare le leggi fisiche su cui poggia la realtà.
Alla luce di tutto ciò, l’affermazione noi ci creiamo la nostra realtà, affermazione presente già tra i magisti rinascimentali e poi ripresentata nella new age, non dà più l’idea di una metafora quanto di un dato di fatto. In verità nel metodo Zenix non siamo soliti impiegare frasi del tipo “Noi ci creiamo la nostra realtà”, o “Noi siamo i cocreatori della nostra realtà” perché semanticamente questo non è corretto e diamo una mappa sbagliata alle persone. Di fatto noi non creiamo nulla bensì modelliamo la realtà attraverso la scelta di singole probabilità tra gli infiniti potenziali presenti nell’onda pilota collassandone la funzione d’onda (Fig. 1).

Il collasso d’onda e il potere delle credenze

Come vediamo nella Figura 1, il pensiero umano è un’onda informazionale che perturba l’onda pilota, più questo è coerente e non disturbato da contro-intenzioni e più efficacemente collasserà la funzione d’onda nello specifico potenziale pensato (ologramma neurale).

Il nostro pensiero focalizzato, cioè privo di pensieri opposti, e le nostre aspettative e convinzioni che formano il pensiero comune basato su un sistema di credenze danno forma alla realtà per come l’abbiamo pensata. In questa figura sono state inserite delle immagini di automobili e motociclette come esempio degli infiniti potenziali contenuti nell’onda pilota che andiamo a scegliere con il nostro pensiero collassandone uno specifico con cui esperirlo nella realtà, ma avremmo potuto inserire immagini che rappresentassero lavori diversi che vorremmo fare, oppure nostri atteggiamenti o abilità che vorremmo possedere, ecc. Questo perché l’onda pilota è collegata a tutti i potenziali immaginabili o inimmaginabili che si possono manifestare nella nostra vita, ogni nostro pensiero e scelta conscia o inconscia seleziona specifici potenziali che danno luogo ad altre nostre scelte creando un effetto domino con cui modelliamo ogni singolo evento ed esperienza nella nostra personale realtà.

Per tale motivo abbiamo scelto di impiegare la parola “modellamento” costituita dal verbo “modellare” e il suffisso “mento” che trasforma il verbo in uno status, ossia da un fare della nostra coscienza a una sua abilità intrinseca che si esprime sotto forma di pensiero che informa, ossia dà una specifica forma alla realtà. Tuttavia, se l’idea che noi abbiamo l’abilità di modellare la realtà è troppo inverosimile per il nostro attuale paradigma, pensiamo a come reagiremmo all’idea che la Terra giri intorno al Sole fisso, se ora vivessimo nel Medioevo. Fra cinquecento anni i nostri pronipoti osserveranno il nostro periodo storico oscurantista come il “Medioevo del XXI secolo”, rimanendo basiti per i nostri dogmi e verità indiscusse. Di conseguenza, nella misura in cui sappiamo mettere in dubbio i nostri attuali sistemi di credenze abbiamo il metro di misura con cui misurare la nostra crescita come individui.

Integrazione all’emisfero sinistro

Quando viene effettuata una misurazione, la particella viene trovata solo in uno specifico punto, ma se si postula che la funzione d’onda fornisca una descrizione completa e letterale di un sistema quantistico questo sta a significare che tra una misurazione e l’altra la particella scompare in una sovrapposizione di onde di probabilità ed essa è potenzialmente presente in molti differenti luoghi simultaneamente. Solo quando si compie l’osservazione, la funzione d’onda collassa nella realtà fisica e la particella può essere osservata in un punto preciso. Dunque la funzione d’onda nella meccanica quantistica rappresenta uno stato fisico del sistema quantistico correlata a delle coordinate spaziali e temporali in cui l’ampiezza di probabilità segnala i punti ove la particella virtuale sarà manifesta nella realtà umana. Il suo modulo quadro rappresenta la densità di probabilità dello stato sulla posizione dello spazio-tempo di Matrix 1 (Fig. 2).

Osserviamo Figura 2.

Il collasso d’onda e il potere delle credenze

Nella meccanica quantistica la funzione d’onda serve per determinare la probabilità della posizione spaziotemporale di una particella virtuale che si troverà in un punto anziché in un altro. L’effetto osservatore del pensiero umano genera un effetto a cascata di funzioni d’onda che modellano le probabilità ove persone, cose, luoghi e avvenimenti saranno posizionati nello spazio-tempo della realtà che l’osservatore andrà a esperire. La funzione d’onda a cascata può essere prevista in anticipo, se conosciamo i programmi inconsci di una persona, le sue aspettative e convinzioni che formano il suo sistema di credenze conosceremo i modelli impiegati dai processori neurali di pensiero, dunque quali pensieri il soggetto emetterà e quale realtà andrà a modellare. Se una persona non cambia il suo pensiero ordinario in straordinario i suoi processori neurali rimarranno dentro il solco di una realtà ordinaria anziché esperire una realtà straordinaria ricca di nuovi potenziali. Fortunatamente l’essere umano ha molte variabili racchiuse in quel dono che possiamo chiamare volontà ed è questa la forza più grande dell’uomo per liberarsi dal pensiero predefinito che lo imprigiona a Matrix 1.1

Integrazione all’emisfero destro

Quando aderiamo a una scuola, un corso o a una filosofia che sostiene che creiamo la nostra realtà, può diventare un’arma a doppio taglio. Se da una parte essere consapevoli di questa possibilità può fare la differenza nella nostra vita perché comprendiamo che i nostri pensieri possono smuovere le montagne, contemporaneamente questa conoscenza può divenire una maledizione.

Nel mio lungo e complesso percorso di ricerca personale sono entrato in contatto con molte persone che, una volta conosciuto il principio che tutti creano la propria realtà, anziché stabilire un punto di svolta nella loro vita sono sprofondate in un baratro. Perché tutto questo? La risposta che possiamo dare è che tale principio implicitamente sembrava suggerire che, se non si riesce a creare la propria realtà per come la si vuole, si sta fallendo; d’altronde se una persona nonostante l’impegno nel mettere in pratica questa disciplina non ne trae alcun beneficio o addirittura le cose peggiorano, sarà inevitabile che a un certo punto essa processi una catena di pensieri che la faranno sentire inadeguata e quindi in colpa. Questo accade anche perché in lei è già presente questo comando inconscio che purtroppo è molto comune, così se non s’informano le persone di questo potenziale problema e non le si aiuta a rimuovere il comando, la frase “noi creiamo la nostra realtà” rimane solo uno slogan bello su carta. Pertanto se si ha fallito nel “crearsi la propria realtà” non significa che siamo sbagliati, bensì che c’è un comando, una considerazione o un giudizio nascosto nell’inconscio in contraddizione con la nostra vera essenza che ci sta sabotando dall’interno e per questo lo dobbiamo riconoscere e rimuovere. Personalmente trovo che il concetto di creare la propria realtà vada espanso con il modello della co-programmazione o modellamento della realtà collettivo, poiché ogni persona interagisce con tutte le altre e pertanto in questa piattaforma comune, che in Zenix chiamiamo videogioco olografico interattivo, ogni singola programmazione si deve accordare con quelle degli altri. Tra i molti potenziali a nostra disposizione con cui la realtà si può modellare, noi facciamo collassare un evento che rispetta i parametri generali stabiliti anche da tutte le altre persone nella loro programmazione.

Pertanto, quando si programma la nostra realtà al fine di raggiungere un obiettivo, non dobbiamo essere troppo selettivi e stabilire come lo raggiungeremo poiché il nostro atto di volontà si deve accordare con quello degli altri giocatori e potrebbe essere che sia uno di questi che apparentemente ci aiuti a raggiungerlo, mentre in realtà esso è entrato semplicemente in risonanza con il nostro pensiero iniziale e poi l’obiettivo si è realizzato grazie a questa sottile e inconscia sinergia.

Note. 1) Con il termine Matrix 1 s’intende è la piattaforma di gioco o videogioco olografico interattivo che esperisce la comunità di realtà che si autodefinisce ‘umana’. Comunemente definita “mondo fisico” la fisicità di Matrix 1 si basa sull’effetto di repulsione elettrostatico che fa sembrare “solida” la banda a bassa frequenza che costituisce la realtà EM a noi visibile solo sullo spettro della luce.

Tratto da Programma la tua realtà quantica di Riccardo Tristano Tuis, Uno Editori, 2016.

Riccardo Tristano Tuis: scrittore, compositore, ricercatore indipendente e autore del metodo Zenix e della Neurosonic Programming. Da oltre venticinque anni segue un percorso di ricerca che lo ha portato a studiare e praticare diversi indirizzi che spaziano dalle scuole di sviluppo umano alla meccanica quantistica e alle neuroscienze, dallo Zen alla psicologia del profondo con indirizzo transpersonale, fino agli studi sulla coscienza e sul paradigma olografico.

1 Comment

  1. Finalmente dopo tanti anni,in cui nessuno sembrava riuscire a darmi una risposta,grazie a voi l ho avuta.vi spiego quale era da sempre il mio cruccio.siamo tutti d’accordo, perché ormai è scienza, che il nostro pensiero la nostra coscienza influiscono e cambiano la realtà.quello che però mi domandavo era il perché la realtà fosse per tutti uguale anche se in teoria ognuno di noi ne avrebbe potuta creare una.del perché se stiamo su una spiaggia vediamo tutti la stessa cosa, mare, sabbia, barche ecc ecc.Non riuscivo proprio a capire.allora dove era la possibilità di ognuno di noi di creare la realtà, se poi quella realtà già li uguale per tutti?Allora ho cominciato a pensare che ci sia una realtà oggettiva per tutti(una montagna è una montagna per tutti non cambierà mai in un oceano)ma che ognuno di noi però può poi interagire con essa e attirare eventi totalmente differenti rispetto ad altre persone.solo che ancora non riuscivo a fare un senso preciso a questo, non riuscivo a dargli un nome, non riuscivo a capire se la mia idea fosse quella giusta.invece grazie a questo articolo, finalmente, l ho avuta.È l onda pilota, il tassello che mi mancava, ora ho un nome a quello che ho sempre pensato.la realtà oggettiva che abbiamo tutti davanti agli occhi è l onda pilota, poi ognuno di noi interagisce con essa facendola collassare soggettivamente.grazie ottimo articolo

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